La bicicletta diventa sempre più elettrica. E sempre più italiana. Lo dice il mercato. Secondo i dati più recenti dell’Ancma, l’Associazione confindustriale dei produttori di veicoli a due o tre ruote, il mercato nazionale nel 2017 era pari a un milione e 700 mila pezzi venduti, con una crescita dell’1%. Ma le e-bike, con 148mila unità e un incremento del 19% hanno registrato la performance migliore. «Pur non avendo ancora i dati definitivi, sappiamo che il 2018 ha fatto registrare un ulteriore balzo in avanti e che le bici elettriche continuano a crescere», dice Gary Fabris, presidente del Gruppo Veicoli Elettrici di Ancma. Fabris è anche direttore commerciale di Italwin, maggiore produttore italiano di bici elettriche, acquisito nel 2016 dal gruppo Five (Fabbrica Italiana Veicoli Elettrici di Bologna): «Nel settore mountain bike assistiamo a una progressiva riconversione verso le bici a pedalata assistita: i negozi si muovono verso un riassortimento che vede le Mtb classiche lasciare spazio a quelle elettriche. Anche nello scenario urbano il futuro va verso la bici elettrica, che è davvero in grado di cambiare la vita, in termini di riduzione dell’inquinamento e facilità di spostamento».
Italwin è la punta dell’iceberg di un “movimento” che vede un gran numero di aziende italiane protagoniste, sia per impegno produttivo che per capacità di innovazione. Le sue e-bike sono prodotte in uno stabilimento concepito secondo i criteri dell’Industry 4.0, ispirato al concetto nZeb, dotato di un impianto fotovoltaico in grado di produrre 257.000 kWh l’anno e di assicurare l’autosufficienza energetica. A pieno regime la capacità produttiva è di 35mila bici elettriche l’anno, il 5% del mercato europeo. Il tutto sotto i buoni auspici di Ducati, con cui già dal 2009 Italwin ha avviato una partnership da cui è nata una linea di biciclette. A giugno Fabris segnalava l’assenza nel nostro paese di produttori di pacchi-batteria, unico punto scoperto di una filiera che per il resto vede l’Italia assolutamente attrezzata. Ora anche quella lacuna è stata colmata, proprio da Italwin: «Abbiamo aperto un reparto completamente automatizzato dove le celle, che acquistiamo da Samsung, vengono assemblate nei gruppi batteria attraverso un processo che prevede fino a 40 saldature. In questo modo ci siamo resi indipendenti per questo tipo di componente e ora iniziamo a proporre i nostri pacchi batteria anche a costruttori terzi».
Oltre a Five e Italwin sono tanti i protagonisti italiani che si fanno spazio nel mondo in questo settore. C’è il gruppo Sitael, attivo dallo spazio ai treni ad alta velocità. Il gruppo di Mola di Bari non solo ha creato una propria linea di e-bike, Nexum, ma ha sviluppato anche un sistema di connettività, l’Esb, adottato da altri produttori e una “docking station”, chiamata Mat, premiata nel 2018 al Ces di Las Vegas. Il Mat consente di integrare un qualsiasi smartphone alla e-bike, dotandola di fatto delle funzionalità del sistema Esb, a cui è associata una app. Il tutto per tracciare percorsi, fare da navigatore, registrare le performance, ma anche con finalità di sicurezza per il ciclista: sfruttando il giroscopio dello smartphone il sistema è in grado di capire se avviene una caduta e di chiamare automaticamente i soccorsi.
Un’anima hi-tech italiana ha anche Superpedestrian, spinoff del Mit di Boston, che tra i suoi prodotti vanta la Copenhagen Wheel, invenzione del direttore del Senseable City Lab, Carlo Ratti. La Copenhagen Wheel è un disco rosso che si installa sul pignone della ruota posteriore e trasforma una bici tradizionale in elettrica. È anche un dispositivo connesso che monitora l’aria e l’ambiente urbano, oltre ad analizzare la pedalata e dare indicazioni all’utilizzatore, in grado di fornire informazioni preziose per il singolo ma anche per la comunità.
Molte importanti aziende italiane hanno poi intrapreso la strada della bici elettrica, con prodotti di altissimo livello: da Piaggio, con la sua gamma Wi-Bike, a Bianchi, che ha sviluppato una ricca linea di Mtb e city bike. Senza dimenticare Polini Motori, che ha messo a punto un motore elettrico dedicato, o Taurus, storico marchio nato nel 1908 acquisito nel 2016 dal gruppo hi-tech Protom. Anche il gruppo siderurgico Valsabbina Commodities ha creato una sua divisione per le bici elettriche. Si chiama Brinke e prende il nome dai proprietari, la famiglia Auf dem Brinke, italiana pur con cognome teutonico. Se anche l’industria tradizionale investe nella bici elettrica, vuol dire che il business c'è.
FONTE: ILSOLE24ORE